11 Marzo 2020
Arrivo in ospedale, e come ogni giorno mi si presentano gli stessi problemi dinanzi agli occhi: i malati che arrivano sono quasi tutti in condizioni molto gravi, a differenza di ciò che accadeva prima del lockdown.
Un’altra importante conseguenza a cui ha portato la reclusione è stata proprio questa. Le persone restano a casa proprio come è stato ordinato loro di fare, fino allo sfinimento. Anche se avvertono dei sintomi inconfutabili, cercando di attenersi alle norme, di rimanere in casa il più possibile, lasciando macinare inconsapevolmente la loro infezione; mentre, prima, venivano in pronto soccorso anche solo per un colpo di tosse in più o due linee di febbre.
Ora, invece, arrivano solamente malati con una temperatura minima di 39 gradi corporei, che hanno urgente bisogno di essere intubati.
Alla maggior parte di loro, non essendo ancora chiara la fisiopatologia, il medico di base ha consigliato di prendere una tachipirina per placare la febbre quando la situazione era ancora gestibile, esortandoli a sopportare e attendere, di andare al pronto soccorso solamente se fossero arrivati al limite di sopportazione.
Saturazioni di 80/85, affamati d’aria, sofferenti a causa del poco ossigeno che giunge al cuore e al cervello, imbambolati, quasi fino all’incoscienza. Nonostante i farmaci, la febbre non scende, anzi, la temperatura aumenta.
La prevalenza di uomini, di grossa stazza e sui cinquant’anni in particolare, è spaventosa, così come lo era invece la prevalenza di donne nella prima settimana.
Qualcosa a cui, invece, non è possibile abituarsi, è la mancanza dei posti letto, intensivi e sub intensivi. In pronto soccorso so che, per disperazione, stanno lasciando malati su materassi poggiati a terra.
Nessuno viene abbandonato, ma non tutti vengono assistiti nel migliore dei modi sin da subito, questa è la cruda realtà. Motivo per cui spero vivamente che realizzeranno ulteriori posti letto, ampliando la terapia intensiva. Dalle voci, sembrano si stiano già mobilitando a questo scopo.
Tutto ciò mi ricorda la problematica delle fisiologiche, risalente alla scorsa settimana: essendo le fisiologiche essenziali e costantemente in carenza di scorte, ogni volta che sentivamo arrivare il furgone colmo di scatoloni pieni di fisiologiche, correvamo all’assalto famelici, famelici di dispositivi.
Forse è questo il vero spartiacque per comprendere davvero di essere nel bel mezzo di una crisi sanitaria in atto: la fame di dispositivi.
E per non farci mancare nulla, un’altra delle problematiche maggiori che ci siamo ritrovati a fronteggiare ultimamente riguarda la grave carenza di farmaci, di sedativi in particolare, e di dispositivi di ventilazione non invasiva. Prima di venire intubato, il malato viene assistito in maniera non invasiva, usufruendo di maschere facciali. Maschere facciali che a noi stanno iniziando a mancare ampiamente.
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